• REDDITEST, L’INTERVISTA A MAURIZIO LEO

    26 Novembre / Senza categoria
     
    “Il
    redditest è uno strumento di autodiagnosi che va compilato
    volontariamente e non vi è nessun obbligo o selezione. Non vi è dubbio
    che lo strumento per rideterminare il reddito dei contribuenti che hanno
    un tenore di vita elevato, è l’accertamento sintetico”. A pochi giorni
    dalla presentazione ufficiale del Redditest, Maurizio Leo, Presidente
    Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe tributaria della
    Camera dei Deputati, analizza i punti di forza e di debolezza del nuovo
    strumento.

    Sul
    redditometro si sono create molte aspettative e qualche timore; in
    particolare che lo strumento possa incidere sullo stile di vita degli
    italiani. Qualcuno ha anche teorizzato che lo strumento possa portare
    un’ulteriore spinta alla contrazione della domanda interna. Qual è la
    sua opinione al riguardo?

    Oggi l’accertamento sintetico si
    divide in due tipologie: c.d. “puro” e da “redditometro”. Attraverso il
    redditometro l’Agenzia confronta il reddito dichiarato con un reddito
    stimato in base ad alcuni indicatori di ricchezza. Il principio alla
    base è che non può trascurarsi la capacità di spesa (il c.d. tenore di
    vita) quale elemento da considerare nella comparazione tra il reddito
    dichiarato e una stima della capacità contributiva. Nell’ambito del
    redditometro, i dati utilizzati sono già in possesso
    dell’Amministrazione Finanziaria che attinge all’Anagrafe Tributaria e
    ai dati generali dell’ISTAT. Infine, il redditometro è uno strumento di
    accertamento sintetico utilizzabile solo con determinate soglie di
    scostamento tra reddito dichiarato e reddito stimato dall’Ufficio (20%
    dal 2009, 25% prima) e consiste in una presunzione legale relativa, alla
    quale, cioè, il contribuente può fornire la prova contraria in sede di
    contraddittorio.
    Il redditometro è uno strumento di accertamento e
    come tale non dovrebbe comportare un effetto immediato di contrazione
    dei consumi i quali si stanno riducendo, invece, per effetto della
    recessione e dalla crisi economica.
    L’Agenzia delle Entrate
    guarda al Redditest come ad una cartina di tornasole, per individuare le
    persone fisiche che verranno selezionate per il c.d. redditometro.
    L’obiettivo è quello di stimolare i contribuenti all’adempimento
    spontaneo (compliance). Ritiene che questa modalità di procedere sia
    efficace ed efficiente in termini di recupero dell’evasione?

    Tra
    la compilazione del Redditest e la selezione dei contribuenti per il
    redditometro non c’è alcun automatismo, né i dati inseriti nel software sono utilizzati dall’Amministrazione Finanziaria (come affermato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera)
    Più che recupero (diretto) dell’evasione, l’obiettivo principale è quello di creare una tax compliance
    tra Fisco e contribuenti, per fare in modo che il contribuente stesso,
    quando nota uno scostamento tra reddito dichiarato e ammontare della
    spesa, valuti la possibilità di “adeguarsi”. In questo senso si può
    parlare di recupero, indiretto, di imponibili altrimenti sottratti a
    tassazione.
    Il Redditest è costruito facendo una elaborazione
    statistica dei dati su consumi e risparmi, già in possesso dell’anagrafe
    tributaria. La costruzione è stata fatta sulla base delle 11 tipologie
    di famiglie divise per cinque aree territoriali del Paese: sud, centro,
    nord est, nord ovest ed isole. Quali sono secondo lei i punti di forza
    ed i punti di debolezza di uno strumento così costruito?

    Credo
    che il meccanismo alla base del Redditest possa ritenersi convincente
    perché nell’analisi delle spese delle famiglie è necessario distinguere
    anche in relazione all’area geografica. Pertanto, il meccanismo adottato
    fotografa meglio la coerenza del reddito dichiarato con elementi di
    spesa che si diversificano nelle diverse aree territoriali. Tra i punti
    di debolezza di questo strumento si rileva l’ingente massa di dati da
    inserire che, richiedendo la rilevazione da documenti, possono essere di
    difficile reperimento per il contribuente.
    Come valuta la natura della risposta che il Redditest restituisce al contribuente?
    La
    risposta attraverso un indicatore di massima (il colore rosso o verde),
    riflette proprio la natura del Redditest, che non è uno strumento di
    analisi puntuale ma che, funzionando per grandezze approssimate,
    restituisce come risposta solo la presenza di una posizione “a rischio”
    derivante degli scostamenti tra spese sostenute e reddito dichiarato. Al
    contrario, il redditometro, che è uno strumento per l’accertamento di
    eventuali maggiori redditi non dichiarati, deve determinare, in maniera
    puntuale, il quantum che l’Agenzia delle Entrate, previo contraddittorio con il contribuente, intende riprendere a tassazione.
    Una
    volta che il contribuente è selezionato con il Redditest, si pone il
    problema di individuare lo strumento più adeguato per effettuare
    l’eventuale accertamento. L’Agenzia delle Entrate sembra orientata a
    dire che in questi casi lo strumento che verrà usato è, nella sostanza,
    sempre l’accertamento sintetico, ossia il redditometro. Ritiene
    condivisibile questa impostazione?

    Il redditest è uno
    strumento di autodiagnosi che va compilato volontariamente e non vi è
    nessun obbligo o selezione. Non vi è dubbio che lo strumento per
    rideterminare il reddito dei contribuenti che hanno un tenore di vita
    elevato, è l’accertamento sintetico.

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